Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!



   
 
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DICO io..

Ultimo Aggiornamento: 14/03/2007 10:57
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finalmente [SM=x1061914]



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Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza

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QUESTA E' LA BOZZA DELLO STATUTO SUI DIRITTI E DOVERI DELLE PERSONE CONVIVENTI
I DICO



(DICO) (Bozza del provvedimento)
Art. 1

(Ambito e modalità di applicazione)

1. Due persone maggiorenni e capaci, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale, non legate da vincoli di matrimonio, parentela in linea retta entro il secondo grado, affinità in linea retta entro il secondo grado, adozione, affiliazione, tutela, curatela o amministrazione di sostegno, sono titolari dei diritti, dei doveri e delle facoltà stabiliti dalla presente legge.

2. La convivenza di cui al comma 1 è provata dalle risultanze anagrafiche in conformità agli articoli 4, 13, comma 1 lettera b), 21 e 33 del decreto del Presidente della repubblica 30 maggio 1989, n. 223, secondo le modalità stabilite nel medesimo decreto per l'iscrizione, il mutamento o la cancellazione. E' fatta salva la prova contraria sulla sussistenza degli elementi di cui al comma 1 e delle cause di esclusione di cui all'articolo 2. chiunque ne abbia interesse può fornire la prova che la convivenza è iniziata successivamente o è terminata in data diversa rispetto alle risultanze anagrafiche.

3. relativamente alla convivenza di cui al comma 1, qualora la dichiarazione all'ufficio anagrafe di cui all'articolo 13 comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della repubblica 30 maggio 1989, n. 223, non sia resa contestualmente da entrambi i conviventi, il convivente che l'ha resa ha l'onere di darne comunicazione mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento all'altro convivente; la mancata comunicazione preclude la possibilità di utilizzare le risultanze anagrafiche a fini probatori ai sensi della presente legge.

4. L'esercizio dei diritti e delle facoltà previsti dalla presente legge presuppone l'attualità della convivenza.

5. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche all'anagrafe degli italiani residenti all'estero.

6. Ai fini della presente legge i soggetti di cui al comma 1 sono definiti "conviventi".

Art.2

(Esclusioni)

1. Le disposizioni della presente legge non si applicano alle persone:

a) delle quali l'una sia stata condannata per omicidio consumato o tentato sul coniuge dell'altra o sulla persona con la quale l'altra conviveva ai sensi dell'art. 1, comma 1, ovvero sulla base di analoga disciplina prevista da altri ordinamenti;

b) delle quali l'una sia stata rinviata a giudizio, ovvero sottoposta a misura cautelare, per i reati di cui alla lettera a);

c) legate da rapporti contrattuali, anche lavoratori, che comportino necessariamente l'abitare in comune.

Art. 3

(Sanzioni)

1. Salvo che il fatto costituisca piu' grave reato, chiunque, al fine di beneficiare delle disposizioni della presente legge, chiede l'iscrizione anagrafica in assenza di coabitazione ovvero dichiara falsamente di essere convivente ai sensi della presente legge, è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da euro 3000 a euro 10000.

2. La falsa dichiarazione di cui al comma 1 produce la nullità degli atti conseguiti; i pagamenti eseguiti sono ripetibili ai sensi dell'articolo 2033 del codice civile.

Art. 4

(Assistenza per malattia o ricovero)

1. Le strutture ospedaliere e di assistenza pubbliche e private disciplinano le modalità di esercizio del diritto di accesso del convivente per fini di visita e di assistenza nel caso di malattia o ricovero dell'altro convivente.

Art. 5

(Decisioni in materia di salute e per il caso di morte)

1. Ciascun convivente può designare l'altro quale suo rappresentante:

a) in caso di malattia che comporta incapacità di intendere e di volere, al fine di concorrere alle decisioni in materia di salute, nei limiti previsti dalle disposizioni vigenti:

b) in caso di morte, per quanto riguarda la donazione di organi, le modalità di trattamento del corpo e le celebrazioni funerarie, nei limiti previsti dalle disposizioni vigenti.

2. La designazione è effettuata mediante atto scritto e autografo; in caso di impossibilità a redigerlo, viene formato un processo verbale alla presenza di tre testimoni, che lo sottoscrivono.

Art. 6

(Permesso di soggiorno)

1. allo straniero o all'apolide convivente con un cittadino italiano si applicano ai fini della concessione del permesso di soggiorno, le medesime regole previste per lo straniero o l'apolide convivente con un cittadino comunitario ai sensi dell'ordinamento del cittadino medesimo (in fase di rielaborazione).

2. Ai fini dell'applicazione della presente legge, rileva e può essere oggetto di prova esclusivamente la presenza del cittadino straniero o apolide sul territorio nazionale conforme alla normativa interna in materia di soggiorno.

Art. 7

(Assegnazione di alloggi di edilizia pubblica)

1. Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano tengono conto della convivenza di cui all'articolo 1 ai fini dell'assegnazione di alloggi di edilizia popolare o residenziale pubblica.

Art. 8

(Successione nel contratto di locazione)

1. In caso di morte di uno dei conviventi che sia conduttore nel contratto di locazione della comune abitazione, l'altro convivente può succedergli nel contratto, purché la convivenza perduri da almeno tre anni ovvero vi siano figli comuni.

2. La disposizione di cui al comma 1 si applica anche nel caso di cessazione della convivenza nei confronti del convivente che intenda subentrare nel rapporto di locazione.

Art. 9

(Agevolazioni e tutela in materie di lavoro)

1. La legge e i contratti collettivi disciplinano i trasferimenti e le assegnazioni di sede dei conviventi dipendenti pubblici e privati al fine di agevolare il mantenimento della comune residenza, prevedendo tra i requisiti per l'accesso al beneficio una durata almeno triennale della convivenza.

2. Il convivente che abbia prestato attività lavorativa continuativa nell'impresa di cui sia titolare l'altro convivente può chiedere, salvo che l'attività medesima si basi su di un diverso rapporto, il riconoscimento della partecipazione agli utili dell'impresa, in proporzione dell'apporto finito.

Art. 10

(Trattamenti previdenziali e pensionistici)

1. In sede di riordino della normativa previdenziale e pensionistica, la legge disciplina i trattamenti da attribuire al convivente, stabilendo un requisito di durata minima della convivenza, commisurando le prestazioni alla durata della medesima e tenendo conto delle condizioni economiche e patrimoniali del convivente superstite.

Art. 11

(Diritti successori)

1. Trascorsi nove anni dall'inizio della convivenza, il convivente concorre alla successione legittima dell'altro convivente, secondo le disposizioni dei commi 2 e 3.

2. Il convivente ha diritto a un terzo dell'eredità se alla successione concorre un solo figlio e ad un quarto se concorrono due o piu' figli. In caso di concorso con ascendenti legittimi o con fratelli e sorelle anche se unilaterali, ovvero con gli uni e con gli altri, al convivente è devoluta la metà dell'eredità.

3. In mancanza di figli, di ascendenti, di fratelli o sorelle, al convivente si devolvono i due terzi dell'eredità, e in assenza di altri parenti entro il terzo grado in linea collaterale, l'intera eredità.

4. Quando i beni ereditari di un convivente vengono devoluti, per testamento o per legge, all'altro convivente, l'aliquota sul valore complessivo netto dei beni prevista dall'articolo 2, comma 48, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, è stabilita nella misura del cinque per cento sul valore complessivo netto eccedente i 100.000 euro.

Art. 12

(Obbligo alimentare)

1. Nell'ipotesi in cui uno dei conviventi versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento, l'altro convivente è tenuto a prestare gli alimenti oltre la cessazione della convivenza, purché perdurante da almeno tre anni, con precedenza sugli altri obbligati, per un periodo determinato in proporzione alla durata della convivenza. L'obbligo di prestare gli alimenti cessa qualora l'avente diritto contragga matrimonio o inizi una nuova convivenza ai sensi dell'art. 1.

Art. 13

(disposizioni transitorie e finali)

1. I conviventi sono titolari dei diritti e degli obblighi previsti da altre disposizioni vigenti per le situazioni di convivenza, salvi in ogni caso i presupposti e le modalità dalle stesse previste.

2. Entro nove mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, può essere fornita la prova di una data di inizio della convivenza anteriore a quella delle certificazioni di cui all'articolo 1, comma 2. La disposizione di cui al presente comma non ha effetti relativamente ai diritti di cui all'articolo 10 della presente legge.

3. Il termine di cui al comma 2 viene computato escludendo i periodi in cui per uno o per entrambi i conviventi sussistevano i legami di cui all'articolo 1, comma 1, e le cause di esclusione di cui all'articolo 2.

4. In caso di scioglimento o di cessazione degli effetti civili nel matrimonio può essere fornita, entro tre mesi dal passaggio in giudicato della sentenza, da parte di ciascuno dei conviventi o, in caso di morte intervenuta di un convivente, da parte del superstite, la prova di una data di inizio della convivenza anteriore a quella della iscrizione di cui all'articolo 1, comma 2, comunque successiva al triennio di separazione calcolato a far tempo dall'avvenuta comparizione dei coniugi innanzi al presidente del tribunale.

5. I diritti patrimoniali, successori o previdenziali e le agevolazioni previsti dalle disposizioni vigenti a favore dell'ex coniuge cessano quando questi risulti convivente ai sensi della presente legge.

6. I diritti patrimoniali, successori o previdenziali e le agevolazioni previsti dalla presente legge cessano qualora uno dei conviventi contragga matrimonio.

Art. 14

(Copertura finanziaria)

1. All'onere derivante dall'articolo 11, pari ad euro 4 milioni e 600 mila per l'anno 2008 ed euro 5 milioni a decorrere dall'anno 2009 si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 20, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, iscritta all'U.P.B. dello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze per l'anno 2007. Il Ministero dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.

Fonte

[Modificato da @nounou@ 09/02/2007 10.41]







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09/02/2007 10:49
 
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per fortuna che l'hanno detto anche loro
sù sù sù
nelle altesfere altolocate e non di parte [SM=x1061911] [SM=x1061912] [SM=x1061913] [SM=x1061914] [SM=x1061915] [SM=x1061920] [SM=x1061939] [SM=x1061920]
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09/02/2007 10:50
 
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comunque sono cattolica eh
[SM=x1061911] [SM=x1061911] [SM=x1061911] [SM=x1061911] [SM=x1061911] [SM=x1061911] [SM=x1061911] [SM=x1061939] [SM=x1061939]
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09/02/2007 10:52
 
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credo ai profilattici, ai patti civili di convivenza e alla Madonna
non scherzo.
non mi toccate la Madonna.
[SM=x1061915] [SM=x1061917] [SM=x1061918] [SM=x1061915]
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[SM=x1061912] [SM=x1061913] [SM=x1061912] [SM=x1061913] [SM=x1061912] [SM=x1061913]






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09/02/2007 17:27
 
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Re: re

Scritto da: @nounou@ 09/02/2007 10.55
[SM=x1061912] [SM=x1061913] [SM=x1061912] [SM=x1061913] [SM=x1061912] [SM=x1061913]



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12/02/2007 10:03
 
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Ieri,nella trasmissione di Fazio su rai3,Luciana Littizzetto,in una sua ironica battuta,accennavva al fatto che i clericali avessero al posto degli occhi i salami e i prosciutti.

Copio un'articolo da Repubblica:

www.repubblica.it/2007/02/sezioni/politica/coppie-di-fatto3/dalema-amato/dalema-am...

Il ministro dell'Interno e il vicepremier, laici ma da sempre attenti ai temi
dell'etica e della famiglia, commentano l'atteggiamento vaticano sui Pacs
Amato: "Amarezza per la Chiesa"
D'Alema: "Avanti così, il governo c'è"
di MASSIMO GIANNINI



ROMA - "Amarezza, profonda amarezza per le posizioni della Chiesa...". Anche i laici più sensibili ai temi dell'etica e della famiglia, come Giuliano Amato e Massimo D'Alema, in questi giorni di dialettica aspra tra Stato e Chiesa non possono nascondere il loro rammarico. Da "cattolico adulto", Romano Prodi si limita a ripetere che quella appena approvata dal governo è "una buona legge, che andava fatta e che rispetta i principi costituzionali sulla tutela della famiglia".

Da laico non credente, eppure rispettoso dei valori religiosi e del ruolo della Chiesa, il vicepremier e ministro degli Esteri si spinge un passo più in là: "Sono stupito - dice - perché l'offensiva del Vaticano sul disegno di legge che istituisce i "Dico" è qualcosa di inedito, nella storia dei rapporti tra Stato e Chiesa".

Inedito per la forma: da venerdì in poi, le gerarchie sono scese in campo a tutti i livelli. Da Papa Ratzinger alla Cei, dalla Sir all'Osservatore Romano, dai singoli cardinali ai parroci nelle omelie di ieri. Ma inedito anche per la sostanza: in nessun'altra occasione, nemmeno ai tempi del divorzio, gli interventi vaticani avevano sconfinato, sul terreno dei diritti civili e oltre il perimetro delle materie strettamente concordatarie.

Per questo D'Alema non è solo amareggiato, ma anche sorpreso: "In altri tempi - osserva - avremmo definito questa massiccia campagna come 'clericale'. Oggi, giustamente, ci asteniamo dal farlo. Ma resta l'anomalia di un attacco così severo, allo Stato e alle sue leggi". Un attacco che, a metà della settimana che si è appena conclusa, ha prestato il fianco alle interpretazioni più diverse. C'è persino chi, anche a Palazzo Chigi, ha sospettato che un unico "filo rosso" unisse l'attacco sempre più altisonante e lacerante della Chiesa sui Dico e la pressione sempre più insistente e insidiosa degli Stati Uniti sull'Afghanistan.

Un'azione concentrica, da Oltre-Tevere e da Oltre-Atlantico. Il tentativo (o la tentazione) di assestare una spallata al governo di centrosinistra. Il vicepremier è scettico: "Personalmente - è il suo ragionamento - non credo ad alcuna teoria del "complotto" contro di noi. Ma insisto: mi resta il dubbio sul perché di questa estremizzazione delle posizioni da parte della Chiesa...".

La spiegazione più ovvia, cioè la ferma volontà della Chiesa di difendere a tutti i costi l'istituzione del matrimonio, come unione naturale tra i coniugi, e il bene primario della procreazione dei figli, continua a sfuggire ai laici, dentro e fuori dal governo. "Diciamo la verità - aggiunge ancora D'Alema - questa legge che abbiamo presentato e sottoposto al vaglio del Parlamento non sfascia proprio un bel niente. Per essere sinceri, poteva essere anche più incisiva e brillante, sul piano della legittimazione e della difesa di certi diritti civili. Ma con tutti i suoi limiti, resta una buona legge, che rispetta e non minaccia in alcun modo la famiglia. E io la considero un punto di sintesi molto positiva, perché fuori, ma anche dentro la maggioranza, c'era chi questo disegno di legge non lo voleva affatto. Per questo essere riusciti ad approvarlo, con un consenso quasi unanime, è un grande risultato".

Il disegno di legge sui Dico ha qualche difetto, che nasce proprio dall'obiettivo conclamato del governo di non irritare la sensibilità del mondo cattolico. Questo spiega, anche solo dal punto di vista puramente "estetico", l'introduzione di procedure legali e un po' curiali, come la dichiarazione "congiunta ma non contestuale" dei due contraenti davanti all'ufficiale dell'Anagrafe. Ma anche questi fastidiosi accorgimenti procedurali ruotano proprio attorno a un'esigenza di fondo: evitare che il rito dell'unione civile si possa configurare come un matrimonio, sia pure di "serie B" (secondo l'ultima definizione berlusconiana).

E dunque, ancora una volta: perché una reazione così irriducibile da parte delle alte gerarchie vaticane? A chiederselo non è solo D'Alema, ovviamente. E' prima di tutto Prodi, che pure in questi ultimi giorni, prima di partire per l'India, ha avuto diversi contatti con i più diversi esponenti del mondo ecclesiastico. Forse è lo stesso Francesco Rutelli: messo alle strette dal documento dei 60 parlamentari della Margherita abilmente ispirati da Dario Franceschini, il vicepremier alla fine ha dato via libera a un testo che immaginava come un buon compromesso tra le indicazioni del programma dell'Unione e i paletti piantati dalla Chiesa attraverso il "non possumus" gridato dal giornale dei vescovi.

Oggi la crociata di Benedetto XVI e delle sue agguerrite "divisioni" deve destare qualche sorpresa anche nel ministro e di Beni culturali, che più di ogni altro si era speso nella strategia dell'attenzione verso le alte gerarchie.

Tra coloro che adesso non nascondono un forte dispiacere, misto a una certa meraviglia, c'è anche il ministro degli Interni. Si è dedicato con la consueta cura e la solita attenzione al tema dei Dico, non lesinando i suoi consigli e le sue osservazioni a beneficio delle colleghe Bindi e Pollastrini. Ha cercato anche stavolta di non venir meno a quel suo spiccato senso dell'equilibrio, quando c'è in gioco il bilanciamento tra la politica e l'etica, tra i diritti civili e i valori religiosi.

Ma Amato, oggi, è un altro laico e non laicista che fa fatica a capire: "Vedo con amarezza presente e futura una Chiesa nel suo insieme arroccata nella paura e tanto timorosa del male da vederlo più grande di quanto non sia...". Anche il Dottor Sottile, com'è evidente dalle sue parole, considera quindi sproporzionata la reazione suscitata Oltretevere dal disegno di legge sui Dico. Anche un politico equilibrato e un intellettuale attento al profilo universale del cattolicesimo come lui, in definitiva, si aspettava e si aspetta ancora un'apertura diversa, una visione più ecumenica, misericordiosa e caritatevole, da parte dell'istituzione ecclesiastica. "Perché queste posizioni di chiusura - riflette ancora Amato - sono foriere di minorità, proprio mentre escono libri che esaltano il ruolo potenziale del cristianesimo al tempo della globalizzazione".

Questo dolente conflitto tra Stato laico e Chiesa cattolica, ad ogni modo, non può e non deve fermare l'azione del governo e la mediazione del Parlamento. Se anzi c'è una lezione politica da cogliere, in quello che è successo, sta proprio in quello che D'Alema chiama il "primato del governo". "Chi cercava la prova ora è servito - dice il ministro degli Esteri - il governo c'è, governa ed è autosufficiente. Stiamo cambiando il Paese. La legge sulle unioni civili è la conferma che, se evitiamo le polemiche e le divisioni, possiamo fare le riforme. Anche quelle più impegnative e difficili. Sta solo a noi rendercene conto, rimboccarci le maniche, superare i personalismi e lavorare tutti insieme. Fino alla fine della legislatura... ". Un altro esorcismo dalemiano, in vista del difficile dibattito parlamentare sui Dico e dell'insidiosa manifestazione di sabato prossimo sulla base Usa di Vicenza.

[Modificato da pcerini 12/02/2007 10.07]

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e poi.......
Per completare il quadro leggete quà:
il Guardasigilli Mastella l'ebraismo è religione di serie "B"

Comunicato Stampa - si invita alla pubblicazione e diffusione



Per esporre legittimamente il crocifisso cattolico nelle aule giudiziarie è sufficiente una semplice circolare del Ministro di Giustizia, anche se risalente all'epoca fascista: per poter esporre, invece, la menorà degli ebrei occorrerebbe -si badi bene- l'emanazione di un'apposita legge da parte del Parlamento!

Con questa singolarissima motivazione il Ministro di Giustizia Clemente Mastella ha liquidato, durante il question time del 7 febbraio scorso, l'On.le Maurizio Turco che gli chiedeva come mai il suo Ministero avesse vietato al Giudice di Camerino Luigi Tosti di esporre, a fianco del crocifisso, il suo simbolo, cioè la menorà ebraica. Il Guardasigilli Mastella ha ritenuto infondata la pretesa dei dipendenti ebrei di godere della stessa dignità e degli stessi diritti religiosi che lo Stato accorda ai dipendenti cattolici, richiamando l'ordinanza n. 12/2006 del Consiglio Superiore della Magistratura con la quale la pretesa del giudice Tosti di esporre la menorà è stata ritenuta "infondata".

"Evidentemente il Ministro di Giustizia Mastella non ha letto con la dovuta attenzione quell'ordinanza -così commenta il diretto interessato dr. Tosti- perché non ha considerato che il CSM ha sì affermato che la menorà non potrebbe essere esposta se non dopo l'emanazione di una legge, ma partendo dal presupposto che "anche" l'esposizione dei crocifissi nelle aule giudiziarie è da ritenere del tutto illegale, appunto perché disposta con semplice circolare, anziché con legge. Il CSM, dunque, non ha fatto quell'assurda discriminazione tra la religione cattolica e l'ebraismo che ha invece fatto il Ministro Mastella. Mi sembra alquanto grave che il Guardasigilli, dopo aver pubblicizzato la presentazione di disegni di legge anti-revisionismo nella giornata della memoria, si renda artefice di discriminazioni di stampo razzistico-religioso proprio nei confronti dell'ebraismo. Mi sembra altrettanto grave che il Ministro non si adegui alle pronunce della Cassazione e del CSM, che hanno "bocciato" la presenza dei "suoi" crocifissi nelle aule giudiziarie, e preferisca invece condividere le circolari di un regime dittatoriale razzista come il Fascismo: di fronte a tanta coerenza sarà forse opportuno che la celebrazione annuale della shoah venga ribattezzata, in Italia, come "giornata della memoria corta".



Luigi Tosti

tosti.luigi@alice.it

mobile 3384130312 - tel. 0541789323

via Bastioni Orientali 38 - 47900 Rimini



Nella foto il giudice Luigi Tosti



Fonte: nochiesa.blogspot.com


Ma chi siamo veramente???? omega [SM=x1061931]







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DICO io..

ma non è uno stato laico questo?? [SM=g27993]

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Tratto dall'Ansa


» 2007-02-09 12:28
COSA SONO I DICO
IL DDL - Nessuna cerimonia, formalità ridotte all'osso, solo una dichiarazione all'anagrafe da fare insieme o da comunicare tassativamente al partner assente con lettera raccomandata: basterà per avere diritto all'eredità e agli alimenti, a subentrare nell'affitto di casa e a prendere decisioni in tema di salute e donazione di organi. Queste le novità principali contenute nel disegno di legge del governo sulle coppie di fatto, "Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi", che il Consiglio dei ministri ha approvato (il testo definitivo ci sarà solo domani, dopo le ultime limature dei tecnici). Niente Pacs, insomma, arrivano i 'DICO'.

CONVIVENTI. La definizione scelta dal governo per individuare i conviventi è semplice: "Due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale", si legge all'articolo 1 del testo. Queste due persone non devono essere legate però da "vincoli di matrimonio, parentela o affinità in linea retta, adozione, affiliazione, tutela, curatela o amministrazione di sostegno". Perché venga riconosciuta la convivenza basta che entrambi i partner la dichiarino all'anagrafe. O da soli o insieme, ma in due diversi atti "contestuali". Se un convivente va da solo a fare la registrazione dovrà però informare il partner assente con lettera raccomandata con ricevuta di ritorno. Una norma che é già stata battezzata 'anti-badante', perché evita che un ignaro vecchietto diventi a sua insaputa il 'compagno' della propria governante.

NESSUNA CONDANNA - Due sole esclusioni impediscono il riconoscimento della convivenza: non si deve essere stati condannati per aver ucciso o per aver tentato di uccidere il coniuge o il partner della propria attuale 'meta''. E non ci deve essere alcun legame contrattuale o lavorativo che obblighi a vivere insieme.

CARCERE PER CHI 'BARA' - Chi dichiara il falso è punito con la reclusione da uno a tre anni di carcere e con la multa da 3.000 a 10.000 euro. In più la falsa dichiarazione di convivenza comporta la nullità di tutti gli atti.

UNITI ANCHE NELLA MALATTIA - Toccherà alle strutture ospedaliere stabilire le regole per le visite del convivente al partner malato. Un 'compagno', previa designazione scritta e autografata, potrà anche decidere in materia di salute nel caso in cui la propria 'meta'' sia incapace di intendere e di volere. In caso di morte potrà stabilire come celebrare il funerale e se donare o meno gli organi. Nel caso in cui sia impossibile scrivere l'autorizzazione basterà una comunicazione a voce ma in presenza di tre testimoni. ù

CASA E AFFITTO - I conviventi entreranno nelle graduatorie per l'assegnazione di case popolari. E, in caso di morte, si potrà subentrare nell'affitto, se però si è vissuto insieme per almeno 3 anni o vi siano figli in comune. Ma questa norma potrà essere applicata anche nei casi di 'separazione'.

LAVORO, PARTECIPAZIONE AGLI UTILI E PENSIONE - Anche i conviventi potranno chiedere il trasferimento nel comune di residenza del proprio partner ma perché questo possa avvenire devono esserci alle spalle almeno tre anni di vita in comune. Le modalità comunque sono rinviate alla legge e ai contratti collettivi in materia. Se i due partner lavorano nella stessa impresa e la titolarità di questa è di uno dei due, l'altro potrà chiedere il riconoscimento della partecipazione agli utili "in proporzione dell'apporto fornito". Sulle pensioni, uno dei nodi del provvedimento, si è preferito invece soprassedere rinviando tutto alla riforma della previdenza. Scompare il limite dei 6 anni di convivenza inseriti in una prima bozza del disegno di legge.

EREDITA' - Anche il convivente ha diritto all'eredità. In questo caso l'aliquota sarà del 5% se il valore netto complessivo dei beni supera i 100.000 euro. Si avrà diritto alla 'legittima' solo se si sarà vissuto insieme almeno 9 anni. Si potrà avere un terzo dell'eredità in presenza di un solo figlio; la quota scende a un quarto se la prole è più numerosa. Se si concorre all'eredità insieme a fratelli e sorelle, al convivente spetterà la metà dei beni. Nel caso in cui non ci siano né figli né cognati la quota salirà a 2/3 e si diventerà eredi universali in assenza di parenti entro il terzo grado.

ALIMENTI - Come i coniugi, anche ai conviventi 'bisognosi', si dovranno versare gli alimenti. Ma a due condizioni: che la convivenza sia stata di almeno 3 anni e che questa assistenza non duri più di quanto si sia vissuto insieme.

EFFETTI RETROATTIVI - La legge avrà effetti retroattivi. I conviventi avranno nove mesi per mettersi in regola.

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ANSA

mio commento:
La vedo dura da parte dell'INPS fare concessioni.
La religione non c'entra tantè vero che quando lo Stato legiferò su aborto e divorzio il Vaticano non potè nulla.
Se questa proposta di legge non passerà dipenderà da ragioni economiche.

saluti

Anna Corsi.




L'ESSERE INCOMPRESI è più drammatico del non essere AMATI
perchè chi TI COMPRENDE inizia anche ad AMARTI.
Anna Corsi
°*°FdF°*°forum della famiglia

14/02/2007 17:07
 
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Tra i siti pubblicizzati da freeforumzone c'e' n'e uno dedicato alla satira minimale (molto minimale)sui Pacs,da cui estraggo questo commento interessante
( dal link unarisatacidisseppellira.net/articoli/speciali/satira-vaticano/?gclid=CJuenvWcrooCFRFMZw... )
:


Devocrazia (4 Febbraio 2007) “Occorre evitare il compromesso” così replica la CEI all’invito rivolto dal Presidente Napolitano per una soluzione condivisa sui PACS. Curioso… In quanto comunità che abbraccia la maggioranza degli italiani, la Chiesa cattolica rivendica un ruolo nel dibattito politico: ma poi nell’ambito di tale dibattito essa presenta le proprie tesi non in quanto maggioranza (e dunque come tesi relative) bensì in quanto autorità (e dunque come tesi assolute).

[Modificato da pcerini 14/02/2007 17.10]

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14/02/2007 17:47
 
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re x Paolo
Si, hai ragione,fin troppo minimale.
A persone come noi con un peso specifico così elevato ci fa un baffo. [SM=x1061946] [SM=x1061946] [SM=x1061946] omega [SM=x1061943]



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15/02/2007 10:57
 
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fonte: www.animelibere.net/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=6...

Chiunque creda di detenere la Verità assoluta non può esimersi dall'imporla agli altri, questo è il problema dell'assolutismo.

Riporto a tal proposito una riflessione a mio avviso molto interessante del filosofo contemporaneo Severino che rispondea d una domanda di una studentessa. Benchè io non accetti la sua visione del mondo in merito all'"essere" questo pensiero sulla fede e sulla ragione mi trova pinemente concorde. Tale riflessione è precisamente pertinente al dibattito in corso sui Pacs i Dico che dir si voglia. In un sistema dove si equipara fede e ragione e dove la fede è derivata da una rivelazione divina, si finisce inevitabilmente per trasformare la società in teocrazia della peggior specie:

Citazione:
Non ci può essere opposizione tra ragione e fede, dice Tommaso, e sono abbastanza d'accordo con Fabrosulla sua vicinanza a Kierkegaard. Il motivo è che entrambe le cose provengono da Dio. La ragione proviene da Dio, le verità di ragione provengono da Dio, e il kerigma, cioè la rivelazione, proviene da Dio. Quindi due verità che hanno la stessa fonte non possono essere in contraddizione tra di loro. La domanda che ho sempre fatto alla cultura cattolica, ed alla quale a mio avviso questa cultura non ha ancora risposto, è questa: questa tesi dell'armonia di ragione e fede è una affermazione della ragione o della fede? Se il dire che c'è armonia tra ragione e fede è un atteggiamento di fede esso stesso, allora non si può escludere che, da un momento all'altro, emerga l'incompatibilità tra ragione e fede. Perché la fede non è un'evidenza, non garantisce. Paolo dice: la fede è "argumentum non apparentium", è l'argomento che la volontà umana dà alle cose che non appaiono, e quindi che non sono evidenti. Se invece la tesi dell'armonia di ragione e fede è una verità di ragione, allora la fede perde quel carattere soprannaturale che essa intende avere, e cioè il messaggio di Cristo diventa filosofia. Se la tesi dell'armonia di ragione e fede, ripeto, è una verità di ragione, allora il cristianesimo si tramuta nella superfilosofia, nella super-razionalità, smentendo quell'intenzione di soprannaturalità della quale parlavamo prima. Ecco, questo sarebbe il nucleo da discutere.

Se continuiamo a parlare dal punto di vista della dottrina cattolica, questi limiti sono posti dalla fede, che è la protagonista che dice alla ragione: tu sei libera, però non puoi andare contro di me. Allora succede proprio quello che stavamo dicendo prima: una ragione che è libera, ma che non può oltrepassare i limiti stabiliti dalla fede, non è una ragione libera. Quindi alla fine ciò che decide è la fede. E in campo politico - è questo il risvolto, a mio avviso, particolarmente interessante -, se la ragione autentica non può andare contro la fede, lo Stato autentico non può andare contro la fede. Detto in parole povere: perché la Chiesa condanna divorzio, aborto, eutanasia, contraccezione? Perché il concetto è questo: ciò che va contro la fede, non è semplicemente contro la fede, ma è contro la ragione umana. Se noi sviluppiamo questo punto, arriviamo a questa conclusione, con la quale credo che il nostro mondo sociale dovrà fare i conti, che uno Stato razionale, uno Stato di ragione, un vero Stato, non può essere uno Stato che oltrepassa i limiti della fede, e quindi deve essere uno Stato conforme alla fede, cioè uno Stato cristiano. Ma uno Stato cristiano è uno Stato solo se ha un sistema di leggi, la cui violazione implica la sanzione. Ma allora chi viola le leggi dello Stato deve essere perseguito socialmente e penalmente. Viene fuori lo Stato teocratico. Se lo Stato deve seguire la verità e se la verità è la verità di fede, allora chi pratica l'aborto, la contraccezione, eccetera, viola non semplicemente la fede, ma viola le leggi dello Stato, ed è perseguibile penalmente secondo queste leggi.

Oggi, l'attenzione è richiamata soprattutto sulla fede cristiana, e quindi, come sempre accade, c'è una enfatizzazione a proposito della fede cristiana, che non è giusta. Perché quello che diciamo della fede cristiana lo dovremmo dire di tutte le altri fedi. Anzi la fede cristiana ha questo pregio rispetto a tante altre fedi, di sapere molto bene in che cosa consista la propria struttura. Quando Paolo dice che la fede è "argumentum non apparentium", dà da pensare parecchio. Ora noi siamo arrivati ad un tipo di mondo, in cui tutto è fede. Quei due protagonisti del primo brano di Bergmann, sembrano l'uno il sostenitore della ragione e l'altro il sostenitore della fede. Ma propriamente sono i sostenitori di due fedi. Il primo non è il rappresentante della modernità, perché oggi il concetto di ragione non è quello che Bergmann sembra ammettere, una razionalità rigorosa senza cedimenti. Oggi la scienza di sé dice: "non sono una verità voluta, sono un sapere ipotetico". Quindi l'urto tra ragione e fede, oggi che esiste un tipo di scienza di questo genere, è molto meno traumatico di quello che poteva essere, per esempio, l'urto di una filosofia di Spinoza o di un aristotelico non credente, cioè una filosofia in senso duro, in senso di verità incontrovertibile. Oggi questo scontro non è più così drammatico, perché si tratta dello scontro tra due fedi. Ma sono fedi anche la democrazia, anche capitalismo. Einaudi diceva: "Ma la democrazia è un mito, però è un mito che serve, ha questo vantaggio di far contare le teste, invece che tagliarle. Ma contare le teste e dire: " la verità è data dalla maggioranza", è una convenzione, un mito. Quindi è un mito il cristianesimo, ed è un mito la democrazia. Si sta rendendo conto, anche il capitalismo, di essere un mito. Oggi il capitalismo non è più il patrio capitalismo delle leggi bronzee, oggi il capitalismo sa di essere una procedura economica aperta alla crisi, quindi sa di essere fede. Sa di essere fede perfino la scienza. E allora nasce lo scontro tra le fedi. L'individuo non può avere la forza intellettuale di avere un suo modo di pensare indipendentemente dalle grandi convinzioni religiose, dalle grandi convinzioni culturali che ci sono in circolazione. L'individuo è plongé, è immerso in queste convinzioni. Quindi l'individuo di cui parla lei è un individuo tirato da tutte le parti dalle grandi fedi che si scontrano. E come decidono il loro scontro? Ormai in base al criterio della forza. Se la situazione è questa, se stiamo alla communis opinio, allora l'individuo andrà là dove esisterà la fede che riesce a catturarlo con più forza delle altre fedi. Ma non si dovrà parlare di razionalità della fede vincente. Una fede è vincente non perché ha più ragione delle altre, ma perché ha più forza delle altre, perché riesce a convincere di più, dove la forza non è semplicemente la forza bruta, ma è anche la capacità di convinzione.

STUDENTE: Se lo Stato si fonda su una ragione prettamente laica, e la religione invece su una ragione vincolata alla fede, come trova giustificazione la teocrazia?

Dal punto di vista della democrazia moderna, della concezione moderna dello Stato, non ha nessuna giustificazione. Prima accennavo alle conseguenze inevitabilmente teocratiche della teoria apparentemente innocente dell'armonia di ragione e fede. Quindi, dal punto di vista della cultura moderna, la cultura teocratica è una forma di assolutismo razionale e politico. Chi crede di avere la verità assoluta, vuole imporla anche agli altri.

STUDENTE: Lei non pensa che uno Stato laico debba essere completamente svincolato da questioni di fede, da problemi religiosi?

In America è successo questo. Il presidente Jefferson ha detto: signori miei, le vostre convinzioni religiose tenetevele in casa, lo Stato deve procedere indipendentemente dalle convinzioni religiose. Oggi c'è anche un filosofo americano Richard Rorty, che dice: "Ma anche la filosofia è pericolosa, teniamocela tra le mura domestiche. Facciamo politica indipendentemente dalle convinzioni filosofiche". Quindi niente religione, niente filosofia in uno Stato laico. Questa è la tendenza che va prendendo piede. Quando prima accennavo le conseguenze pratiche della dottrina cattolica, non accennavo a qualche cosa che è destinato a prevalere su altre posizioni, ma a qualche cosa che è destinata a entrare in conflitto con le concezioni laiche dello Stato. Sono profondamente persuaso che la laicità oggi è trionfante.

STUDENTE: Ma non è impossibile per un fedele che il campo della ragione di fede non invada quello della ragione di Stato?

Certo. Questo è anche il consiglio che l'attuale Pontefice ha dato. Ha detto: l'uomo è uno. E' insieme cittadino e fedele. E' proprio il discorso che facevamo prima: in quanto fedele non può comportarsi da cittadino, contrariamente alla propria fede. Pensa al problema della scuola privata. La scuola privata, che dovrebbe essere la vera scuola di Stato dal punto di vista della chiesa, è una scuola che non può impartire insegnamenti contrari alla verità cristiana. Ecco, non penso che questa sia la direzione vincente, anche se oggi il cristianesimo, e soprattutto il cattolicesimo, crede di essere in rimonta. E' una fase transitoria della rimonta, di questo pur grande atteggiamento culturale, che è il cristianesimo.



Saluti
Adnrea

Caro Andrea,leggo con piacere questo mini-dialogo,lo trovo veramente illuminante,sai,secondo me,in vantaggi della ragione sia laica che di quella scientifica e' che riconoscono entrambe i propri limiti e sono sempre pronte ad adottare nuovi modelli di pensiero giuridico e scientifico che possano soddisfare meglio le esigenze cui vanno incontro,contrariamente a quel tipo di ragione cristiana (connubio in se' contradditrorio).

Paolo


pcerini ha scritto:
secondo me,in vantaggi della ragione sia laica che di quella scientifica e' che riconoscono entrambe i propri limiti e sono sempre pronte ad adottare nuovi modelli di pensiero giuridico e scientifico che possano soddisfare meglio le esigenze cui vanno incontro,contrariamente a quel tipo di ragione cristiana (connubio in se' contradditrorio).

Paolo


Esatto Paolo, anche secondo me questa "flessibilità" data dall'autoconsapevolezza della propria fallibilità è il punto vincente della ragione e del relativismo.

Ripeto, chiunque sia convinto di detenere una verità ultima, assoluta, immutabile, non perfettibile, inerrabile, derivata nientemeno che dal creatore, il Dio supremo, colui che è perfetto e che tutto regola, come potrà mai cambiare una virgola nelle proprie convinzioni ?

Andrea


Una delle profonde contraddizioni della ragione cristiana,Andrea,che spesso mi capita di leggere,e' che siccome l'uomo e' imperfetto recepisce i principi universali di fede in modo imperfetto e li intende e li applica percio' sempre in modo imperfetto.

Questa banale ermeneutica secondo me non risolve la contradizione tra assolutismo e modo di percepirlo e metterlo in atto,perche' secondo me allora anche le altre confessioni religiose potrebbero benissimo vantare dei principi universali che hanno recepito ed applicato a loro modo.

Questo relativismo ermeneutico mette in luce tale contraddizione,e,come giustamente diceva Severino,la via che rimane agli assolutisti e' quella di basarsi sul "numero",sulla forza,visto che non sono in grado di risolvere la contraddizione,visto che non saranno mai capaci di trascendere le strutture conoscitive razionali per recepire i famosi "universali" tomistici o agostiniani.

Paolo


Ancora un autorevole e schiacciante parere:

Rodotà su Chiesa cattolica e costituzione
E’ ormai evidente che le gerarchie ecclesiastiche hanno deciso di collocare i loro interventi e le loro iniziative in una dimen­sione che va ben al di là del legittimo esercizio della libertà d’espressione e dell’altrettanto legittimo esercizio del loro magistero. Giudicano i nostri tempi con una drammaticità che fa loro conclu­dere che solo una presenza diretta, non tanto nella società, ma nel­la sfera propriamente politica, può rendere possibile il raggiungi­mento dei loro obiettivi. E così espongono anche i loro comporta­menti ad un giudizio analogo a quello che dev’essere pronunciato sull’azione di qualsiasi soggetto politico. Benedetto XVI ha affer­mato in modo perentorio che «nessuna legge può sovvertire la norma del Creatore senza rendere precario il futuro della società con leggi in netto contrasto con il diritto natura­le». Ed ha aggiunto che non si possono ignorare «norme inde­rogabili e cogenti che non di­pendono dalla volontà del legi­slatore o dal consenso degli Sta­ti, ma precedono la legge umana e per questo non ammettono deroghe da parte di nessuno». Di rincalzo, il Presidente della Commissione Episcopale Italia­na, il cardinale Camino Ruini, da almeno dieci anni protagonista indiscusso del corso politico della Chiesa, ha annunciato una nota ufficiale con la quale verrà indicato il modo in cui i cattolici, e i parlamentari in primo luogo, dovranno comportarsi di fronte al disegno di legge sui “diritti e doveri delle persone stabilmen­te conviventi”, i cosiddetti “Di­co”. Così, in un colpo solo, viene aperto un conflitto con il Gover­no, affermata la sovranità limi­tata del Parlamento, azzerata la Costituzione. Le parole sono chiare. Se nes­suna legge può sovvertire la norma indicata dal Creatore per la famiglia, la legittima approva­zione del disegno di legge sui Di­co diviene un atto “sovversivo” del Governo. Se i parlamentari cattolici devono votare secondo le indicazioni della Chiesa, viene cancellata la norma costitu­zionale che prevede la loro li­bertà da ogni “vincolo di mandato” e l’autonomia e la sovra­nità del Parlamento devono ce­dere di fronte ad istruzioni pro­venienti da autorità esterne. Se non sono ammesse leggi che non corrispondono al diritto na­turale, la tavola dei valori non è più quella che si ritrova nella Costituzione, ma quella indicata da una legge naturale i cui con­tenuti sono definiti esclusivamente dalla Chiesa. […] Sapran­no le istituzioni dello Stato ren­dersi conto di quel che sta acca­dendo? Non devono ritrovare solo l’orgoglio della propria funzione, ma il senso profondo della loro missione, la stessa loro ragion d’essere,che ne fa il luogo di tutti i cittadini, credenti e non credenti, comunque liberi e de­gni d’essere rispettati in ogni lo­ro convinzione, e in ogni caso fe­deli, come devono essere, alla Costituzione e ai suoi valori.


Andrea


[Modificato da pcerini 15/02/2007 12.03]

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Dico, appello dei cattolici

E' contro il documento Cei

Un gruppo di intellettuali cattolici, fra cui Giuseppe Alberigo e Alberto Melloni, ha firmato un appello affinche' la conferenza episcopale italiana non intervenga con un documento ufficiale che impegni i politici cattolici a rifiutare il progetto di legge sui diritti di convivenza. Questo documento, secondo i firmatari, sarebbe da considerarsi come un atto "di inaudita gravità".

Il testo comincia con una valutazione di carattere generale: "La chiesa italiana, malgrado sia ricca di tante energie e fermenti, sta subendo un'immeritata involuzione". Quindi il giudizio diventa allarmato e severo circa le intenzioni manifestate nei giorni scorsi dal cardinale Camillo Ruini: "L'annunciato intervento della Presidenza della Conferenza episcopale, che imporrebbe ai parlamentari cattolici di rifiutare il progetto di legge sui 'diritti delle convivenze' e' di inaudita gravita"'. Se questo avvenisse, spiegano gli intellettuali che hanno firmato l'appello, "l'Italia ricadrebbe nella deprecata condizione di conflitto tra la condizione di credente e quella di cittadino. Condizione insorta dopo l'unificazione del paese e il 'non expedit' della S.Sede e superata definitivamente solo con gli accordi concordatari".

Da qui l'appello rivolto ai vescovi: "Denunciamo con dolore, ma con fermezza, questo rischio e supplichiamo i Pastori di prenderne coscienza e di evitare tanta sciagura, che porterebbe la nostra Chiesa e il nostro Paese fuori dalla storia". "Si puo' pensare - si legge ancora nell'appello - che il progetto di legge in discussione non sia ottimale, ma e' anche indispensabile distinguere tra cio' che per i credenti e' obbligo, non solo di coscienza ma anche canonico, e quanto deve essere regolato dallo Stato laico per tutti i cittadini".

Quindi un invito rivolto sia alla Chiesa che ai cattolici impegnati in politica: "Invitiamo la Conferenza episcopale a equilibrare le sue prese di posizione e i parlamentari cattolici a restare fedeli al loro obbligo costituzionale di legislatori per tutti". Fra gli altri hanno sottoscritto l'appello anche Vittorio Bellavista, Ugo Perone, Maria Serenza Piretti, Raniero La Valle Stefano Sciuto, Giuseppe Ruggeri, Ettore Masina.

Fonte







Nounou
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Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.
Blaise Pascal


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Caro Paolo,
Purtroppo, l'assolutismo regna in varie correnti di pensiero, prevalentemente religiose.
Molti si considerano "depositari della verità", perciò non si possono discutere, non ci sono punti interrogativi ma punti esclamativi.
La fede si basa sulla ragione?
O la ragione si basa sulla fede?
Il buon senso e la capacità di costruire le proprie convinzioni, dovrebbero guidare il nostro credo personale, che possiamo, poi, sperimentare con il confronto.

Le parole di Arthur Shopenhauer, sono interessanti: "Il beneficio più consistente di una RELIGIONE in cui si crede sinceramente è che riempie in modo eccellente il vuoto e l'insulsaggine della vita, donandoci tutto un altro mondo invisibile oltre a quello vero, e garantendo un rapporto costante, interessante e portatore di speranza con gli esseri di quel mondo. Così il devoto indù, il greco, il cattolico di un tempo erano sempre occupati con i loro dei e santi: gli si dovevano sacrifici, preghiere, ornamenti per i templi, voti da mantenere, messe, sacramenti, venerazione e ornamenti per le immagini, pellegrinaggi ecc. Ogni avvenimento della vita veniva visto come una reazione degli dei: e così il loro tempo dedicato occupava quasi la metà della vita quotidiana, era molto più interessante di quello trascorso con gli uomini, e ingentiliva la vita con un’illusione poetica che ne perpetuava il fascino e manteneva in vita la speranza. E in definitiva la felicità consiste nell’illusione. Di tutto questo naturalmente è capace solo una religione in cui si creda sinceramente, ricca di dei e di santi inventati, e che esiga molte cerimonie; invece è impossibile per un protestantesimo scialbo, astratto, strettamente monoteistico e razionale: ha quindi pienamente ragione Ghoethe in ciò che dice sui sacramenti dei cattolici e dei protestanti. La nostra epoca, in cui la religione è quasi estinta, è rimasta priva di qualsiasi forma di attività magica.
Ma la liberazione dagli errori è sempre un guadagno, anche se erano errori che procuravano gioia.
” -da HN1 Manoscritti 1804-1818-

La religione ha messo la museruola alla ragione per 1800 anni……” –da HN4,2 Ultimi manoscritti-

Aggiungo, parafrasando le parole del grande filosofo, che la religione, in questo caso, vuole mettere la "museruola" allo Stato laico!
Saluti
Pino



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15/02/2007 16:03
 
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re x tutti
Figuratevi se non sono d'accordo!!!!! Cose da pazzi!!!! [SM=x1061943] [SM=x1061924] [SM=x1061923] [SM=x1061922] [SM=x1061925] [SM=x1061928] [SM=x1061926] [SM=x1061930] [SM=x1061931] [SM=x1061929] [SM=x1061955]
[Tutti smiles di approvazione per Ruini]
omega [SM=x1061946] [SM=x1061960]



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16/02/2007 08:19
 
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DICO pure io e lo dico ai cattolici sopratutto, io lo sono bè..che volete fà :o)
Punti di forza del testo di legge
Si riconoscono i diritti delle coppie dello stesso sesso
Si riconoscono diritti pubblicistici sia pure attenuati
La dichiarazione all'anagrafe sarà congiunta .

Con l'apporvazione definitiva dovremmo essere il 21 Paese che riconosce diritti fondamentali per l'esistenza umana e civile delle Persone, anche se, nella Costituzione italiana, non è sancita per esempio la libertà di matrimonio che fa parte di quella sfera di Diritti Civili e Libertà fondamentali costituzionalmente previsti all'articolo 2.

Punti di criticità del testo di legge
Le coppie con partner extracomunitario sono ancora penalizzate: se quelle eterosessuali possono sanare col matrimonio situazioni spesso difficilissime, quelle lesbiche e gay rischieranno costantemente la separazione;
La successione nel contratto di locazione potrà avvenire dopo 3 anni: è in contrasto con quanto stabilisce la sentenza della Corte Costituzionale del 1998 che ha stabilito il subentro immediato del convivente more uxorio nel contratto;
Tempi e modi rispetto ai diritti successori riguradanti il trattamento previdenziale sono troppo lunghi: se paragonati alla durata media dei matrimoni in Italia;
Vietare la dichiarazione della convivenza con l’amministratore di sostegno equivale a dire di chiudere gli occhi di fronte alla realtà, visto che l’amministratore di sostegno - molto spesso - è proprio il coniuge o il convivente.



Ognuno puo fare quello che vuole nella sua vita, ma questo accanirsi continuamente contro i diritti fondamentali umani degli omosessuali, anche se quì non si parla solo di omosessuali, io la trovo una politica fondamentalista e profondamente omofoba,se queste ''eminenze grigie'' sprecassero piu tempo a formare cosceienze cristiane, piuttosto che spalare merda sempre sugli omosessuali creando coscienze omofobe, forse sarebbe meglio, sarebbero diverse molte cose....e parlo da cattolica, ai margini della chiesa ovvio...DICO pure io
un bacio
lucy
16/02/2007 09:33
 
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"Ognuno puo fare quello che vuole nella sua vita, ma questo accanirsi continuamente contro i diritti fondamentali umani degli omosessuali, anche se quì non si parla solo di omosessuali, io la trovo una politica fondamentalista e profondamente omofoba,se queste ''eminenze grigie'' sprecassero piu tempo a formare cosceienze cristiane, piuttosto che spalare merda sempre sugli omosessuali creando coscienze omofobe, forse sarebbe meglio, sarebbero diverse molte cose....e parlo da cattolica, ai margini della chiesa ovvio...DICO pure io
un bacio
lucy"

Cara Lucy,ho sempre sospettato che uno dei motivi di tanta campagna clericale anti-Dico fosse proprio la omofobia,contrariamente a quanto intendono sostenere i clericali!Eh si,nelle loro esternazioni si intravedono anche "paure ataviche".

Ma aggiungo,commentando quanto detto da un cattolico moderatore dell'altro forum: questa e' ingerenza,quando si "pretende",quando si "impone",quando si "chiudono le porte in faccia" al governo con quel cazzo di "non possumus",questa e' ingerenza.

Non e' ingerenza invece quando si fa appello ai diritti umani,alla pace,alla giustizia,tutti valori perfettamente condivisibili anche da parte dei laici,il Dalai Lama si e' sempre mosso sulla scorta della richiesta piu' che legittima dell'appello al riconoscimento dei diritti umnani individuali per uin'area schiacciata dalla politica cinese come il Tibet!Piu' che legittimo,perche' la sua e' una lotta per i diritti civili senza pretendere che l'intero mondo debba rispettare i canoni del buddhismo o che si debba pretendere per forza di cose assoluto rispetto e inchino per Buddha!

Da parte della CCR,invece,cos'e' che si richiede? Assoluto rispetto,assoluta inviolabilita' del precetto divino del matrimonio,quindi assoluto rispetto e inchino per il dio cristiano.Cose dunque assolutamente diverse.

Mi meraviglio come un moderatore cattolico di infotdg abbia ingenuamente confuso la battaglia dei diritti umani e civili di un'intera popolazione (TIBET) con quelle che sono ingerenze puramente dettate del proprio credo che si posizionano a livello di imposizione senza alcuna apertura al dialogo "democratico"!


Certo che e' propria una gran bella sparata di fagioli mettere sullo stesso piano la battaglia per il riconoscimento del Tibet portata avanti dal Dalai Lama con le pretese omofobe della CCR,vere e proprie "ingerenze"!


Si tratta di ingerenze,non siamo solo noi a dirlo,sono anche politicie giornalisti di spicco che lo dicono!

CHe poi la chiesa "non faccia politica",questa e' la sparata fagiolesca piu' grossa e piu' puzzolente che abbia mai sentito fino ad'ora,visto che ricordo benissimo come nel periodo pre-elettorale la CCR si schiero',seppure in modo piuttosto pacato,con la politica della destra,questo e' perfettamente documentabile.


Io faccio anche un'altro esempio che e' sotto gli occhi di tutti:la battaglia di Vito Pucci.Una battaglia condotta sul piano condivisibile del riconoscimento dei diritti umani individuali,che si colloca su di una prospettiva puramente giuridica condivisa anche dai laici,senza per questo che sia necessario giustificare tutto cio' con i precetti divini,una battaglia percio' ben lungi dal confondersi con ragioni di natura puramente teologica.


Paolo

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16/02/2007 12:52
 
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re x Paolo
E infatti come avrai letto ho messo in comunicazione T con P e me ne sono andato. Fra loro due si trovano d'accordo [SM=x1061946] [SM=x1061946] omega [SM=x1061920]



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Vivo fra lo Stato Sovrano della Fica e la Repubblica Popolare del Cazzo
19/02/2007 00:08
 
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Polymetis dice:

"Chiunque ha diritto di dire il suo parere, fosse anche giapponese, e Ruini è cittadino italiano, così come i vescovi che compongono la CEI. Quel documento non verrebbe dal vaticano ma dalla CEI, sono cose giuridicamente diverse anche per composizione. Chiunque poi, anche uno stato straniero, può lanciare appelli a chi gli pare e piace, basta che non imponga con la forza ai cittadini che sono in politica di fare qualcosa, ma finché propone è liberissimo di farlo. Ma di che avete paura, che ci siano troppe persone d'accordo con la Chiesa? Non sono forse libere d'essere d'accordo con chi vogliono? Qui ci si limita a dire che un cattolico per essere coerente con la sua fede deve fare questo, se non vuole farlo sono affari suoi. La Chiesa non ha più neppure il diritto di dire che cos'è un comportamento cattolico e cosa non lo è?"

E ancora:
" quod gratis adfirmatur gratis negatur

Vediamo se mi spieghi perché un insieme di italiani non può esprimersi. Di' piuttosto che non ti piace quel che dicono."

Mio commento
--------------

Lui stesso ci viene a parlare ad un certo punto di "non imporre con la forza ai cittadini che sono in politica di fare qualcosa, ma finché propone è liberissimo di farlo."

Chiunque nello stato italiano puo' dire la sua,e chiunque puo' anche decidere di fare astinenza sessuale se il proprio Dio lo induce a fare cosi,ma non e' questo il punto.Il punto e' che la Chiesa rifiuta ogni forma di dialogo e vuole solo imporre ricorrendo anche alla minaccia del famoso vincolo o addirittura alla minaccia di scomunica.Non si minacciano o non si influenzano in questo modo le liberta' di coscienza e la rappresentanza democratica dei deputati cattolici,questa si chiama vera e propria ingerenza.Notate poi come confonde politica e religione.Mah!

Quante e' patetico il tentativo di questi intellettuali cattolici di difendere un grosso svarione della CCR cercando o deformando la visione dei fatti con frasi del tipo (io le chiamo sparate di fagioli accademiche) "di' piuttosto che non ti piace quel che dicono".Questa ultima affermazione mi conferma come certi intelettuali faziosi mirino a distorcere la visione dei fatti dimenticandosi stranamente di come si sia comportata la CCR sino ad ora.
Una affermazione che poi gioca sulla spavalderia tipicamente di parte e ad effetto psicologico,come a dire,avete per caso paura di quello che dice la Chiesa? Al quale,io ribatto:siete voi che avete paura che si minacci il matrimonio tradizionale,visto che sbraitate tanto.Questo gioco sulle sottigliezze psicologiche e' tipico di chi non riesce ad avere argomenti piu' che democraticamente validi per contrastare i Dico facendo leva sul tereno psicologico della controparte.

Noi laici non abbiamo affatto paura di quello che dice il Papa e company,anzi,e' stata offerta loro una possibilita' di dialogo dal governo e da Napolitano che e' stata rifiutata con un bel "non possumus" (scrivo bene?).

E visto che e' stata rifiutata,e visto che la CCR non vuole affrontare un dialogo sereno e basato su regole democratiche perche' non fa altro che stilare documenti intimidatori verso i politici cattolici,io questo lo chiamo tentativo di imporre un punto di vista con la forza!
E come disse una volta qualcuno,le leggi si fanno in parlamento e non in conclave,e visto che si ostinano a rifiutare il dialogo,allora ci permettiamo anche il lusso ad un certo punto di ignorarli,e poi si lamentano pure se qualche politico inizia a rimettere in discussione il concordato.

Ribadisco che molte volte e' stato offerto loro il dialogo,diversi intellettuali e politici hanno risposto e mostrato che le loro paure ataviche ( a proposito di paure) non hanno alcun motivo di essere in quanto i DICO non mettono in alcun modo in discussione i legami tradizionali a livello giuridico,qui si tratta di iniziare a tutelare i diritti di alcune categorie sociali rimaste emaginate a lungo nel tentativo di rafforzare alcune nature giuridiche e costituzionali.

Per finire,una chicca:avete sentito oggi che il Papa sbraitava per l'ennesima volta di complotti dele lobby contro la famiglia.

Al di la' dell'ennesimo svarione che dimostra ancora una volta come si tenda ad attirare l'acqua al proprio mulino,questa affermazione secondo me dimostra di come la Chiesa sia una cosa e la realta' dei problemi che affliggono e minacciano le nostre societa' siano altre cose,insomma un'abissale distanza della Chiesa dalla realta' che induce il papa stesso a manifestare delle paure secondo me ataviche.

Se proprio si deve parlare di lobby,caro B16,il discorso della disgregazione della famiglia non e' l'unico possibile effetto dei noti e pericolosi interessi lobbistici.Intanto,per favore,inizia tu stesso,caro B16,a liberarti di alcune lobby economiche con cui sei a quanto pare invischiato (leggasi banche).Poi,se proprio ti devi preoccupare,inizia ad attaccare duramente le industrie delle armi,le industrie farmaceutiche,le industrie petrolifere,i grandi circuiti bancari e la stessa WTO,
inizia a minacciare di scomunica alcuni grandi nomi che reggono le fiale di questi intetessi,inizia a lanciare anatemi contro Bush e Blair,a cui,ancora me lo ricordo bene,una volta strinsi loro la tua mano.


Paolo

www.animelibere.net

[Modificato da pcerini 19/02/2007 0.12]

[Modificato da pcerini 19/02/2007 0.30]

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