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LIBERAZIONE A TUTTI I COSTI

Ultimo Aggiornamento: 05/08/2006 01:40
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Si alzi, giuri di dire tutta la verità, tutta.
Le bugie verranno punite con l’arresto.
Si guardi attorno, tutti la stanno guardando, allora è pronto?
Bipede si alzi e ci dica perché l’ha fatto.
“Giudice, Lei crede veramente che a qualcuno interessi?”
Non è questo il problema, noi siamo qui per giudicare, è la sua ultima possibilità.
“Va bene. Signori giurati, giudice, io mi ritengo non colpevole, e non innocente.”
Questo non è possibile.
“Non è possibile dal suo punto di vista. Lei vuole tornare a casa, e potrà farlo solo dopo la sua sentenza. Ma in realtà nessuna sentenza in questo caso potrà ritenersi giusta.”
Non capisco.
“ Io sono me stesso. Lei crede che questa sia una colpa? Come reagisce il suo braccio sotto un getto d’acqua bollente? Si brucia. Di chi è la colpa, del braccio, dell’acqua o del caso che ha voluto che uno spruzzo d’acqua finisse sulla sua pelle?”
La giustizia deciderà.
“Bene Giudice, e se la colpa fosse del caso? Lei lo condannerebbe. Lei condannerebbe tutte le coincidenze che hanno portato quel braccio a trovarsi in quel momento a contatto con il fuoco? Bene allora anche nel mio caso condanni il caso, le casualità, il destino, sempre che ci creda. Condanni tutte le pietre che hanno dato direzione al fiume, condanni tutte le parole che hanno dato direzione ai pensieri. Condanni pure, ma mi lasci tornare a casa.”
Io non giudico, applico la legge.
“La sua legge. Giudice, la sua legge. Non la mia. La mia legge è diversa. Ognuno ha la sua. Vede io rispondo solo alla mia coscienza, e la mia coscienza non mi lascia tregua. Non ha la forza della prescrizione, non ha la forza di limitare la mia libertà. La mia coscienza mi mette di fronte a me stesso. Ed ogni condanna è scontata nel buio della mia stanza. Mi lasci tornare a casa e giuro che resterò chiuso al buio per tutta la notte a pensare al mio errore.”
Ha un’ultima possibilità, non ho intenzione di perdere tempo. Quello che ha fatto è condannabile dal mio punto di vista, il suo punto di vista in questa sede non interessa. Allora si spieghi.
“Come vuole Giudice. Ma non credo che capirà. Cercherò di essere il più onesto possibile. Mi trovavo su quella strada perché volevo essere Lì. Stavo guardando, c’era un paesaggio meraviglioso. Il tempo perdeva di significato. Credo di essere rimasto immobile per ore. E più rimanevo immobile più non avrei voluto andarmene. I fiori, gli alberi, l’odore, tutto mi entrava nel cervello, e prendeva possesso dei miei desideri, dei miei sogni, delle mie illusioni. Giudice quel posto era meraviglioso. Troppo meraviglioso per poterlo dividere con qualcun altro. Lei dovrebbe provare a rimanere immobile di fronte ad uno spettacolo di rara bellezza. Quello che rovina è l’armonia. L’armonia è una droga. E’ come una musica che non stona mai. Lo sa giudice che nulla è più diabolico della bellezza. Ma ad un certo punto, dopo tre giorni che rimanevo immobile, ho sentito quello stimolo, quella voglia, ed ero lì lontano da tutto. Imprigionato in quel sogno. Imprigionato in quel desiderio. Costretto a scaricare quella voglia. Lo so avrei rovinato tutto, ma Lei ha mai provato a resistere? Siamo uomini giudice. Lei ha mai provato a resistere?
“Quindi l’ha fatto?”
Ho cercato di trattenermi fino a che ho potuto. Mi creda avevo un dolore dentro enorme. La bellezza riusciva a compensare le fitte, ma sembrava destino che alla fine il mio destino di bipede avrebbe vinto. Giudice sono prigioniero del mio stato di uomo.
“L’ha fatto o no?”
Giudice l’ho fatto. Sono andato in mezzo a quel campo meraviglioso, mi sono nascosto tra quei fiori che avevano un profumo fantastico. Mi inebriavo di tanta bellezza ma alla fine ho scelto. Non potevo contraddire me stesso, il mio corpo, la mia prigione. Giudice mi sono tirato giù i calzoni ed ho cagato in mezzo a tanta bellezza. Rovinando tutto, l’odore, i fiori, il paesaggio. Ma mi creda dopo stavo veramente meglio. Niente più dolore allo stomaco, una sensazione di leggerezza meravigliosa. Mi sono tirato su i calzoni e me ne sono tornato a casa, non ero più prigioniero di tanta bellezza. Ero tornato ad essere prigioniero della mia condizione di bipede, ma mi creda quella è una prigione da cui non si può scappare. Ora mi giudichi come vuole. Io accetterò il verdetto. Ma si ricordi prima di condannarmi si ricordi di tutte le volta che ha evitato per un attimo di farsela addosso. Potrebbe accadere anche a Lei. Accade a chiunque si trovi ad essere schiavo della sua fisicità in un luogo così bello da essere lontano mille miglia da qualsiasi cesso”.

Pinosky

Togliere l’ingombro biologico è un diritto fondamentale e sacrosanto. Mi batterò anche per questo!


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