| | | | Post: 97 Post: 10 | Registrato il: 19/02/2006 | Città: BARI | Età: 69 | Sesso: Maschile | Occupazione: avvocato | Utente Junior | | OFFLINE | |
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23/03/2006 13:14 | |
Qualche giorno fa, in una precedente occasione, ritenni opportuno scrivere -tra l'altro- quanto segue:
Domenica 19 marzo 2006, nel giardino di don Peppino DI MARZO, un barese verace, coltivato da due albanesi doc che corrispondono ai nomi di Selim e Sokol LUSHA (padre e figlio), è nato un fiore bellissimo: L'AGAPANTO, simbolo della libertà celebrata -con le significative parole riportate in calce- dal 'grande' Giorgio GABER, che molti conoscono e pochi apprezzano veramente.
Le parole particolarmente significative -che molti conoscono e pochi apprezzano veramente- alle quali mi riferivo erano esattamente le seguenti:
"LIBERTA' NON E' STAR SOPRA UN ALBERO,
NON E' NEANCHE IL VOLO DI UN MOSCONE,
LIBERTA' NON E' UNO SPAZIO LIBERO,
... LIBERTA' E' PARTECIPAZIONE!" ...
- Giorgio GABER, L'AGAPANTO.
Per motivi che non sto qui ad indicare, il riferimento all'Agapanto ha avuto un successo davvero significativo ed ha colpito l'interesse di due persone speciali: Paolo e Bruno a cui, simbolicamente, dedico questo messaggio cristiano.
- Confronta Matteo 10:23 ; Colossesi 3:23-25.
"AGAPANTO": termine di origine greca composto da agàpe (amore) e ànthos (fiore), detto così perchè il suo colore azzurro era interpretato come simbolo dell'amore. - Il Nuovo Zingarelli, Vocabolario della Lingua italiana, undicesima edizione.
In natura, l'Agapanto (Agapanthus umbrellatus) è una pianta erbacea perenne delle Liliacee con foglie radicali, nastriformi e fiori azzurri riuniti in una grande ombrella.
Ma vi è certamente di più.
Secondo lo stesso Zingarelli, il termine AGAPE può avere due significati: 1.- "Banchetto collettivo e fraterno dei cristiani dei primi tempi"; 2.- "Convito di amici".
I miei amici Testimoni di Geova direbbero subito:
Agape? = 'Amore basato sul principio': amo perchè, per principio (legge cristiana) 'devo' amare ... anche i nemici!
Orbene, strano ma vero, quasi casualmente, ieri sera ho 'sfiorato' uno di questi 'conviti di amici', di cadenza settimanale (così, almeno, mi è parso di capire) nel giardino di don Peppino DI MARZO, un barese verace, coltivato da Selim e Sokol LUSHA che, però, ieri sera non erano presenti.
Don Peppino, invece, già definito 'parroco post-moderno', suo malgrado, come di consueto, ancorchè in maniera opportunamente discreta, è stato al centro del 'convito'.
Come promesso, qui di seguito, trascrivo la prima parte della significativa intervista a cura di Gianluigi DE VITO allo stesso 'pastorello delle meraviglie' appena menzionato, così come riportata da La Gazzetta del Mezzogiorno di Martedì 12 Aprile 2005, pagina 6.
Le restanti due parti, se del caso, regolandomi sull'interesse incontrato, provvederò a trascriverle nei prossimi giorni.
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DAVANTI ALLA CHIESA UN DISCOCLUB: MUSICA E TEATRO A POGGIOFRANCO.
L'"ANNUNCIAZIONE". Nella tensostruttura della parrocchia in via Lucarelli un contenitore culturale per giovani e famiglie.
Il discoclub per gli adolescenti e i giovani; un centro svago per gli anziani con annesso un campo di bocce; giardinetti e sale di ritrovo per le madri e i genitori: è il futuro prossimo della parrocchia dell'"Annuciazione" di via Lucarelli, la 'chiesa col pallone' di Poggiofranco.
"MI SENTO PRETE NON PARROCO. SONO PER UNA CHIESA CHE SIA MENO CLERICALE": don Peppino Di Marzo ha la voce di un baritono. Ha 62 anni, barese verace, è parroco dell'Annunciazione dal 2001.
... "Se i laici non vengono istruiti, sarà difficile liberarli dai preti".
Detta così, c'è da balzare dalla sedia. Ma come: e il parroco-pastore che guida il gregge in una Bari che cambia al pari del mondo, e che si riscopre sola, angosciata e ripiegata sui consumi?
Un'ora di chiacchierata e il quadro è un altro.
Il parroco dell'Annunciazione rende più esplicito il paradigma: "Il compito del parroco non è quello di aggregare le masse, altrimenti siamo fuori della Bibbia. Il popolo di Abramo è un popolo di privilegiati. E i cristiani, quelli veri, che credono e praticano, sono una minoranza privilegiata che deve fare da lievito alla massa.
Come parroco devo pensare ai privilegiati, farli stare bene e fare in modo che siano loro a pensare al territorio, non il loro prete. Cha invece deve fare l'annunciatore". Bè, adesso ...
FINE PRIMA PARTE. Segue.
Ad maiora!
Vito Pucci
Modificato da ednaservice 23/03/2006 13.27
Modificato da parliamonepino 26/03/2006 13.34 |